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netflix accused of lèse-majesté

Stavamo come al solito sdraiati sul divano a cazzeggiare (“i creativi devono essere felici”, ricordate?) quando la notizia della polemica scoppiata in Grecia ci ha colpito come un coppino alla base del collo. Intendiamoci, chi ci conosce sa che stiamo lontani dalla politica come Don Abbondio dai bravi di Griso. Ma la notizia è ghiotta. Dimitris Natsiou, presidente di Niki, ha accusato la serie Netflix Alexander, the making of a god di essere “deplorevole, inaccettabile, antistorica”. Netflix, questa l’accusa, fa passare l’idea che nel mondo antico l’omosessualità fosse perfettamente accettabile.

Ora che Alessandro il Grande preferisse il Walter alla Jolanda è una cosa che sanno anche i liceali di Seregno; e quelli un tantinello più eruditi non si scompongono neppure all’idea che questi fossero anche i gusti di Adriano, l’imperatore filosofo. E per chiudere la partita, che anche il grande Giulio Cesare, il geniale conquistatore della Gallia, gustasse doviziosamente entrambi i “lati” a e b.

 

Naturalmente non è questo il punto: il problema non è tanto la sessualità in epoca greco-romana; il guaio è la confusione che molti fanno tra i loro convincimenti personali e il desiderio di censurare le opinioni altrui. Un atteggiamento che avvilisce non solo il pigro creativo sdraiato sul divano, ma – cosa infinitamente peggiore – tutti noi, compresa la zia Peppina. Nonostante l’età, considera l’amore per quello che è e che è sempre stato: l’emozione più potente al mondo.

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