Dall’ultima sono trascorsi 70 anni. La televisione era ancora un oggetto misterioso e di colore neppure l’ombra. E’ dal lontano 1952, l’anno in cui Elisabetta fu incoronata regina di Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Ceylon e Pakistan, capo del Commonwealth e della Chiesa Anglicana, che gli appassionati del genere non si godono una replica. La cerimonia costò più 4 milioni di dollari e richiese 16 mesi di preparativi. Narrano le cronache che lungo le strade londinesi si erano assiepati circa tre milioni di spettatori: alcuni di loro avevano trascorso la notte per assicurarsi un posto in prima fila. Più di 200 microfoni furono collocati sul percorso e all'interno dell'abbazia; 750 giornalisti commentarono l’evento in 39 lingue diverse. Si stima che oltre 20 milioni di persone nel mondo seguirono la diretta televisiva.
La notizia destinata a rallegrare gli amanti del genere “celebrities in action” è che – finalmente! – sabato 6 maggio si replica. Carlo e Camilla saranno incoronati Re e Regina nell’Abbazia di Westminster, il luogo dove sono state ospitate le cerimonie di incoronazione dei 39 monarchi britannici a partire da Guglielmo I nel 1066. A 73 anni Carlo diventerà il sovrano più anziano a essere incoronato nella storia del Regno Unito. Non ci sono dati ufficiali riguardo ai costi della cerimonia. Secondo il Times la spesa sarà superiore ai 100 milioni di sterline.
Come avranno certamente intuito gli amici che seguono queste noterelle, siamo dell’avviso che la famiglia reale d’Inghilterra rappresenti uno dei più interessanti casi di marketing contemporaneo. Un “prodotto” straordinario già partire dal nome. All’inizio della Prima guerra mondiale Il Regno Unito scese in guerra contro la Germania; fu quindi inevitabile sostituire l’originale Sassonia-Coburgo-Gotha - di palese quanto imbarazzante origine teutonica - col più politicamente corretto Windsor, nome di un castello nei pressi di Londra. La Royal Family va dunque intesa alla stregua di un prodotto di marketing posizionale, la cui importanza non consiste tanto nella quota di Pil attribuibile, quanto all’attenzione che, anche grazie ad essa, il mondo continua rivolgere a quella che oggi a tutti gli effetti è solo una piccola isola nell’oceano Atlantico.
Cosa resta del paese che ha dominato il mondo per quasi un secolo? Che ha creato uno dei più grandi imperi che la storia ricordi? È opinione diffusa che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea abbia aggravato la situazione dell’economia britannica, colpendo il Pil, gli investimenti e il commercio. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale prevedono nel 2023 una contrazione del Pil pari allo 0,3%, la peggior performance tra le economie avanzate. Con la Brexit anche “fare il turista” è diventato più complicato e certamente meno gradevole.
Morta l’amatissima Lilibet, questo era il soprannome della Regina Elisabetta, morte pure Mary Quant e Vivienne Westwood la regina dello stile punk, cosa resta di strano, affascinante, anticonformista, creativo e dannatamente brit? Mistero. Riuscirà Carlo III, insieme alla sua tanto a lungo sospirata sposa Camilla, a dare un nuovo consistente contributo di attrazione e fascino al Paese che ha dato i natali a Shakespeare ma anche, e soprattutto, a zero zero sette? Nell’attesa, sabato 6 maggio “tutti in piedi sul divano”, come strillava Guido Meda quando Valentino li metteva in riga tutti e la Britannia dominava sui mari.
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