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uno strano rapporto con la tecnologia

Abbiamo uno strano rapporto con la tecnologia. La amiamo e la detestiamo. Ma questo sarebbe ancora poco. Il guaio grosso è la costruzione ideologica che viene prodotta per giustificare (esaltare, edulcorare, magnificare) l’impiego che della tecnologia viene fatto. In modo acritico. Seguendo le mode.

 Prendiamo il fenomeno Tesla, una vicenda tecnologica senza precedenti. “E’ il progresso!” esclama Tizio. “E’ il futuro!” rilancia Caio. “E’ così che si fa impresa!” conclude tombale Sempronio. Poi accade che a causa del clima gelido di Chicago i supercharger che alimentano le Tesla facciano cilecca. Succede. Ma succede anche che l’Azienda (magnifica, superba, futurista) non si sia spettinata per offrire una qualche spiegazione ufficiale. Diciamo che succede anche nelle migliori famiglie. Anche in quelle poco tecnologiche per intenderci.



Peraltro, detto fra noi, non occorre attraversare l’Atlantico per imbattersi nello sgradevole uso ideologico della tecnologia. Basta seguire le ormai mitiche gesta di Fleximan il giustiziere del Nord-Est, l’uomo che taglia un autovelox per educarne cento. Nel segreto della notte compie misfatti che tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo (colpevolmente) sognato di compiere. Chi è dunque Fleximan? Un bandito che attenta alla sicurezza - gli autovelox concorrono a salvare vite umane - o piuttosto un cittadino stufo marcio dell’uso che alcuni Comuni (pochi, molti, tutti?) fanno degli autovelox per rimpinguare le casse comunali?



Noi amiamo la tecnologia. Amandola come l’amiamo, siamo dell’idea che la tecnologia non sia né buona né cattiva. Diciamo che è come il martello: dipende dall’uso.

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