top of page

darwin ha sempre ragione

Aggiornamento: 23 mag 2023

Nei giorni scorsi gironzolando tra i canali tivù ci siamo imbattuti in “Città segrete”, programma ideato e condotto da Corrado Augias. La puntata era dedicata a Torino. Inutile dire che tra la Mole Antonelliana, il Parco del Valentino e la menata di Torino “città magica” insieme a Lione e Praga, abbiamo rischiato più volte l’abbiocco. Non abbiamo cambiato canale per un solo motivo: la curiosità di vedere come il tema automobile sarebbe stato trattato. Augias non ci ha delusi: scoprire che, all’inizio del ‘900, tra motoristi, telaisti e carrozzieri a Torino erano più di cento le imprese dell’auto, è stata davvero una sorpresa. La città dei Savoia, perduto il rango di capitale d’Italia a favore di Firenze e poi di Roma, aveva saputo reinventarsi diventando la capitale automobilistica d’Italia.


Tignosi come siamo, ci siamo presi la briga di approfondire. Se tutti sanno che Torino è cresciuta con l’automobile e per l’automobile, forse non è altrettanto noto che a Torino furono ben 47 le fabbriche automobilistiche costituitesi tra il 1898 e il 1908 contro le 32 di Milano, le 8 di Roma e le 5 di Genova. Per dare un’idea delle dimensioni del mercato dell’auto basti sapere che nel 1899 circolavano 111 veicoli, diventati 2174 nel 1905 e 7762 nel 1910. Nell’anno dell’entrata in guerra (1915) i veicoli circolanti in Italia erano quasi 25.000.


Oggi nel nostro paese le vetture circolanti sono 37 milioni. Praticamente un’auto ogni 1,65 abitanti. Amiamo l’auto come e più della mamma: dopo il piccolo Lussemburgo siamo il paese con la maggiore densità di autoveicoli (663 ogni 1000 abitanti). Un successo che viene spontaneo definire darwiniano: al successo quantitativo corrisponde la drastica riduzione della varietà delle specie. Quante sono le marche automobilistiche sopravvissute dopo un secolo?


Amiamo i motori e i brand automobilistici con il romanticismo demodé dei nostalgici. Inevitabile provare stupore prim’ancora che emozione di fronte ai numeri di Cupra. Il nuovo brand, nato nel 2018 dalle costole di Seat grazie alla felice intuizione di Luca de Meo, uno dei più brillanti Marchionni-boys, galoppa come Furia cavallo del West. Nel 2022 Cupra ha consegnato nel mondo 152.900 unità, il doppio dell’anno precedente, conquistando il primato di marchio automobilistico a più rapida crescita in Europa. Inutile ricordare che “consegnato” significa assai più che “venduto”.


La storia della moltitudine di brand europei spariti dalla circolazione la dice lunga sulle difficoltà strutturali del settore automobilistico. Oltre a richiedere investimenti di entità spaventosa, il mondo dell’auto è caratterizzato dall’alto grado di ciclicità intrinseca oltre che dalla volatilità dei margini. Ovvio che il futuro appartenga a un piccolo numero di produttori mondiali, i soli con le spalle sufficientemente grandi per rispondere alle sfide. Gli esseri umani però non la pensano come il signor Henry Ford quando affermava che i suoi clienti “possono ottenere un'auto colorata di qualunque colore desiderino, purché sia nero”. Nonostante tutto, nonostante la massificazione del gusto e dei consumi, le persone non vogliono essere tutte eguali. In particolare, non vogliono guidare la stessa auto. Se in un prossimo futuro le case produttrici si conteranno sulle dita di una mano, siamo però fiduciosi che ciò non accadrà alle marche e ai modelli.


Nota

Henry Ford, genio della produzione automobilistica, amava raccontare bugie. Tra il 1908 e il 1914 e nel biennio 1926 1927, la model T Ford era disponibile anche in verde, marrone, grigio e blu.



bottom of page