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parole di silicio

Aggiornamento: 23 mag 2023

Non avevamo voglia di occuparcene, purtroppo pare sia diventato l’argomento di conversazione preferito nei migliori bar da Cantù a Misterbianco. Stiamo parlando di Chat GPT. Per i nerd e i super informati è semplicemente un “chatbot” basato su intelligenza artificiale; per tutti gli altri un incubo diventato realtà. (Ma innanzitutto è il caso di chiarire cosa sia: dicasi chatbot un'applicazione software utilizzata per interagire con le conversazioni umane in modo naturale. Nota: i chatbot sono di uso comune in molti settori per scopi diversi”).


Ma perché temerli se sono “di uso comune in molti settori per scopi diversi”? Diciamolo subito: usando Chat GPT sembra di parlare con il computer cattivo di “2001 Odissea nello spazio”. È un programma di conversazione automatica che risponde alle nostre domande producendo quello che in gergo chiamiamo “contenuti”: poesie, discorsi, articoli, post, tesi di laurea. E qualsiasi altro testo scritto ci serva: dalla lettera alla morosa lontana, alla dichiarazione d’amore per la bella vicina del terzo piano. Qual è la forza di Chat GPT è presto detto: a differenza degli altri, “lui” usa un linguaggio molto simile al nostro. Qualcuno dice anche troppo.


Chat GPT è realizzato da OpenAI, organizzazione non-profit dedicata all'intelligenza artificiale. Il suo ambito di attività è la promozione di tecnologia per il bene dell'umanità. Dovremo stare tranquilli, quindi. Ma ChatGPT è in grado di generare un livello di conversazione pari a quella di un super-erudito, uno di quei “saputoli” che sanno tutto di tutto. Il suo segreto è legato a un sofisticato modello di machine learning, ovvero alla capacità di apprendimento automatico da primo della classe. (Inutile dire che le sue stratosferiche prestazioni sono il risultato del duro lavoro di istruttori umani?). La sua bravura fuori dalla norma è il motivo che ha spinto le università degli Stati Uniti e dell’Australia a vietarne l'impiego. Il rischio è che la tesi di laurea la scriva l’astuto software, non Richard o Joan.


O tempora, o mores!” (o tempi, o costumi!) direbbe Cicerone che da bravo principe del Foro di scandali se ne intendeva, come ci potremo difendere da tanta artificiale genialità? A nostro avviso per prima cosa dobbiamo smetterla di dire “ha stato l’algoritmo”: l’algoritmo l’abbiamo scritto noi umani e la responsabilità è semmai nostra. In secondo luogo dobbiamo imparare a non avere paura della tecnologia: la vita media delle persone che hanno vinto la lotteria genetica - quelle nate nella parte giusta del pianeta – ha raggiunto livelli sino a pochi decenni fa impensabili. Se la nostra vita è più lunga, più sicura, più confortevole, lo dobbiamo alla scienza e a sua cugina la tecnologia. Anche per Chat GPT c’è quindi una soluzione: si tratta di scrivere regole sensate e dar vita a vigorosi anche se pacati controlli.


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